"Grazie, signore. Lei è davvero molto gentile." risposi, malcelando un sottile entusiasmo.
"Oh, no, non è gentilezza. E' sincerità." ribatté lui, sorridendomi con dolcezza. "Come mai tutta sola, qui?""E' un bel posto. C'è pace. E la natura è incontaminata e selvaggia. E' il posto ideale per dipingere." fu la mia risposta. Mi sentivo stranamente nervosa dinanzi a tanta affabilità e cercavo di nasconderlo indirizzando il mio sguardo altrove, giocherellando con i capelli.
"E per fare nuove conoscenze." concluse lui.
"Sono Sophia." dissi, stupendomi di tanta audacia. Ero conosciuta dai più per essere una ragazza estremamente timida e introversa."Incantato, Sophia. Se non sbaglio significa saggezza. Un bellissimo nome per una meravigliosa fanciulla." mi disse, mentre si accovacciava ai piedi dell'albero senza togliermi gli occhi di dosso.
"E lei è?" chiesi, avvicinandomi a lui quel tanto che bastava per notare che sul dorso della mano aveva uno splendido tatuaggio. Era inusuale che a quei tempi un uomo mostrasse con tanta disinvoltura un tatuaggio, tra l'altro in un posto così visibile agli occhi della gente. Era una bellissima piuma bianca e argentata."Io sono innamorato." mi rispose sorridendo e socchiudendo gli occhi come se avesse avuto il sole difronte.
"Davvero?" chiesi. Voleva prendermi in giro e decisi di stare al suo gioco. "Nemmeno lei mi è indifferente." civettai, continuando a stupirmi di quanta sfacciatagine stavo dimostrando per la prima volta in vita mia.
"Cosa? Ma io parlavo del suo dipinto! Vorrei acquistarlo!" rispose lui, fingendo di essere sorpreso. La sua risposta riportò a galla la mia natura timida e impacciata e mi sentii d'un tratto il fuoco in viso.
"Oh mamma, che figuraccia. Mi perdoni." risposi, iniziando a guardarmi intorno per non incrociare lo sguardo di lui."Io sono Micael" mi disse d'un tratto, quasi avesse finalmente notato il mio estremo imbarazzo per la situazione. "E stavo scherzando. Non sull'essere innamorato, ma sull'oggetto del mio interesse. Sono innamorato di lei."
A quelle parole una vampata di calore pervase il mio corpo e dovetti sedere sul prato per evitare di cadere come un frutto maturo dall'albero.
"Le mie parole la mettono in difficoltà?" mi chiese e la risposta che riuscii a dargli fu soltanto un brusco scossone con il capo. Non mi era mai accaduto prima di allora di provare delle sensazioni così forti nei confronti di uno sconosciuto. A dir la verità, non mi era mai capitato di provarle per nessuno; non riuscivo nè a parlare, nè tantomeno a muovermi. Rimasi immobile a fissare la sua piuma bianca e argentata."Dove ha imparato a dipingere in questo modo?" mi chiese, forse per rompere il ghiaccio che si era venuto a creare.
"Ho sempre amato disegnare, ma non ho mai avuto la possibilità di frequentare una scuola o un corso, quindi diciamo che sono autodidatta."
"Non esistono gli autodidatti, esistono i talentuosi. Lei ha talento, Sophia." mi disse gentilmente. Non riuscivo a capire se le sue parole fossero sincere o solo di circostanza, ma cercai di non farmene un cruccio. In fondo, si trattava sempre e comunque di complimenti e una donna non può fare altro che accettarli con garbo. E un pizzico di esaltazione.
"La ringrazio, Micael."
"Mi dia del tu. Dica, grazie Micael."
"Grazie Micael."
"Mi piace come pronuncia il mio nome. " mi disse sorridendomi con gli occhi. Quegli occhi. Avrei desiderato morirvi dentro tanto erano belli e profondi.
"Beh, però dammi del tu a tua volta." dissi per sviare il discorso.
"Va bene, Sophia, ti darò del tu."
Restammo in silenzio per lunghi attimi. Attimi in cui lui non faceva che osservare prima il mio quadro, poi me, poi ancora il mio quadro e di nuovo me.
"Quel dipinto dice molto di te, sai?"
"Davvero? E cosa ti dice?" chiesi, quasi volessi sfidarlo.
"I colori predominanti sono il blu e il viola."
"Beh, mi sembra ovvio, questo lo vedrebbe chiunque." dissi prendendolo in giro.
"Lasciami finire. A differenza di ciò che si dice, ovvero che blu e viola sono dei colori freddi, quelle tinte sono in realtà ricche di significati profondi e intimi. Il blu è il colore della quiete, della pacatezza. Inoltre è il colore della capacità di adattamento. Sei una ragazza tenace ma delicata al tempo stesso e il tuo adattarti ad ogni situazione è un punto di forza molto importante per una donna." disse, iniziando ad accarezzare una radice dell'albero che fuoriusciva dal terreno. I suoi gesti erano delicati e affettuosi, quasi come se stesse accarezzando un gattino accoccolato accanto a lui.
"Interessante" dissi "e il viola?"
"Oh, dolce fanciulla, il viola è il colore che preferisco. E che tu preferisci. Il viola denota la metamorfosi interiore, la voglia di cambiamento radicale. Questo è ciò che desideri nel profondo del tuo cuore." si alzò in piedi e mise entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Inoltre, è il colore della magia e del mistero. E dell'unione degli opposti, del diverso."
le sue parole erano rese ancora più affascinanti dal suo tono di voce. Mai prima di allora avevo udito un simile timbro vocale in un uomo.
"Eh si, nella mia vita c'è tanta magia e tanto mistero." dissi ridendo, mentre mi levavo anche io in piedi. Mi porse la mano, per aiutarmi, e stringendola sentii un vortice di emozioni pervadere il mio corpo.
"Non immagini nemmeno lontanamente quanto veritiere siano le parole che hai appena detto, Sophia. Non lo immagini." sorrise, ritraendo la mano e voltandosi.
"Si è fatto tardi, devo andare dolce fanciulla." mi disse.
Mi intristii di colpo, non volevo che andasse via ma non potevo fermarlo.
"E' stato un piacere conoscerti, Micael." fu l'unica cosa che riuscii a dirgli.
"Oh no, Sophia, il piacere è stato interamente il mio." si incamminò verso la strada, voltandosi una o due volte prima di raggiungerla.
Volevo fermarlo, ma non trovavo nessuna scusa per poterlo fare; ero consapevole, anche se non ne capivo il motivo, di voler rimanere in sua compagnia ancora a lungo. Cercai di farmi forza e prima che sparisse dietro la linea d'orizzonte gli urlai:
"Posso rivederti?" non ho mai saputo da dove provenisse tutto il coraggio e la sfacciataggine che avevo tirato fuori quel pomeriggio.
"Certamente, devo venire a prendere il quadro. Non darlo a nessun'altro, mi raccomando." disse. La sua voce era bassissima e il rumore del vento che si era alzato improvvisamente la coprì parzialmente. Eppure, riuscii a sentire con perfezione ciò che aveva detto.
Mi voltai verso il quadro, toccandomi il viso; era bollente. Quell'uomo misterioso aveva letteralmente fatto divampare delle fiamme dentro di me.
Guardai il cielo e notai che era improvvisamente diventato buio. Era ora di tornare a casa.
"Ho sempre amato disegnare, ma non ho mai avuto la possibilità di frequentare una scuola o un corso, quindi diciamo che sono autodidatta."
"Non esistono gli autodidatti, esistono i talentuosi. Lei ha talento, Sophia." mi disse gentilmente. Non riuscivo a capire se le sue parole fossero sincere o solo di circostanza, ma cercai di non farmene un cruccio. In fondo, si trattava sempre e comunque di complimenti e una donna non può fare altro che accettarli con garbo. E un pizzico di esaltazione.
"La ringrazio, Micael."
"Mi dia del tu. Dica, grazie Micael."
"Grazie Micael."
"Mi piace come pronuncia il mio nome. " mi disse sorridendomi con gli occhi. Quegli occhi. Avrei desiderato morirvi dentro tanto erano belli e profondi.
"Beh, però dammi del tu a tua volta." dissi per sviare il discorso.
"Va bene, Sophia, ti darò del tu."
Restammo in silenzio per lunghi attimi. Attimi in cui lui non faceva che osservare prima il mio quadro, poi me, poi ancora il mio quadro e di nuovo me.
"Quel dipinto dice molto di te, sai?"
"Davvero? E cosa ti dice?" chiesi, quasi volessi sfidarlo.
"I colori predominanti sono il blu e il viola."
"Beh, mi sembra ovvio, questo lo vedrebbe chiunque." dissi prendendolo in giro.
"Lasciami finire. A differenza di ciò che si dice, ovvero che blu e viola sono dei colori freddi, quelle tinte sono in realtà ricche di significati profondi e intimi. Il blu è il colore della quiete, della pacatezza. Inoltre è il colore della capacità di adattamento. Sei una ragazza tenace ma delicata al tempo stesso e il tuo adattarti ad ogni situazione è un punto di forza molto importante per una donna." disse, iniziando ad accarezzare una radice dell'albero che fuoriusciva dal terreno. I suoi gesti erano delicati e affettuosi, quasi come se stesse accarezzando un gattino accoccolato accanto a lui.
"Interessante" dissi "e il viola?"
"Oh, dolce fanciulla, il viola è il colore che preferisco. E che tu preferisci. Il viola denota la metamorfosi interiore, la voglia di cambiamento radicale. Questo è ciò che desideri nel profondo del tuo cuore." si alzò in piedi e mise entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Inoltre, è il colore della magia e del mistero. E dell'unione degli opposti, del diverso."
le sue parole erano rese ancora più affascinanti dal suo tono di voce. Mai prima di allora avevo udito un simile timbro vocale in un uomo.
"Eh si, nella mia vita c'è tanta magia e tanto mistero." dissi ridendo, mentre mi levavo anche io in piedi. Mi porse la mano, per aiutarmi, e stringendola sentii un vortice di emozioni pervadere il mio corpo.
"Non immagini nemmeno lontanamente quanto veritiere siano le parole che hai appena detto, Sophia. Non lo immagini." sorrise, ritraendo la mano e voltandosi.
"Si è fatto tardi, devo andare dolce fanciulla." mi disse.
Mi intristii di colpo, non volevo che andasse via ma non potevo fermarlo.
"E' stato un piacere conoscerti, Micael." fu l'unica cosa che riuscii a dirgli.
"Oh no, Sophia, il piacere è stato interamente il mio." si incamminò verso la strada, voltandosi una o due volte prima di raggiungerla.
Volevo fermarlo, ma non trovavo nessuna scusa per poterlo fare; ero consapevole, anche se non ne capivo il motivo, di voler rimanere in sua compagnia ancora a lungo. Cercai di farmi forza e prima che sparisse dietro la linea d'orizzonte gli urlai:
"Posso rivederti?" non ho mai saputo da dove provenisse tutto il coraggio e la sfacciataggine che avevo tirato fuori quel pomeriggio.
"Certamente, devo venire a prendere il quadro. Non darlo a nessun'altro, mi raccomando." disse. La sua voce era bassissima e il rumore del vento che si era alzato improvvisamente la coprì parzialmente. Eppure, riuscii a sentire con perfezione ciò che aveva detto.
Mi voltai verso il quadro, toccandomi il viso; era bollente. Quell'uomo misterioso aveva letteralmente fatto divampare delle fiamme dentro di me.
Guardai il cielo e notai che era improvvisamente diventato buio. Era ora di tornare a casa.