Il giorno che lo incontrai per la prima volta resterà impresso nella mia memoria per tutta la vita. Marchio indelebile sul mio cuore. Quella mattina, avevo deciso di recarmi in una radura un po' distante da casa per dedicarmi a me stessa; questo significava staccare la spina dal resto del mondo circostante ed immergermi nell'unica cosa che mi rendeva davvero consapevole di essere viva. Dipingere.
Attesi pazientemente che il sole fosse abbastanza alto nel cielo da illuminare la strada e mi accomodai in sella alla mia bicicletta, tela e colori ben saldi sulla schiena.
L'aria era ancora fresca, quel flebile sole appena sveglio difficilmente avrebbe potuto scaldarla con velocità, ma io amavo la sensazione di quel fresco benessere sulle gambe mentre pedalavo e di conseguenza non me ne preoccupavo.
Quando arrivai alla radura la trovai ancora completamente sopita; nessun rumore aleggiava nell'aria, gli uccelli non avevano ancora iniziato a cinguettare e nessun alito di vento agitava le foglie degli alberi e i fili d'erba appesantiti dalla rugiada. Era uno spettacolo meraviglioso, ma non era quello che volevo dipingere su quella tela.
Avevo deciso, comprandola con i miei sudati risparmi, che ciò che avrei dipinto su quella trama sarebbe stato qualcosa di speciale, qualcosa che fosse davvero degno di essere rappresentato. Qualcosa che non sarebbe mai dovuto morire e che avrebbe dovuto restare per tutta la mia vita così come io lo avevo visto.
E così fu.
Stesi una stuoia di paglia sul prato, all'ombra di un grande albero, e sedetti frugando dentro la borsa, in cerca della mela verde che avevo preso nel cesto della frutta per fare colazione.
Lentamente la radura iniziò ad animarsi e la mia solitudine forzata essò di essere; le farfalle iniziarono a danzare sui fiori sparsi qua e là sul prato e gli uccelli iniziarono il loro meraviglioso e assillante concertino. Alzai gli occhi al cielo e tra i rami dell'albreo che mi faceva da rifugio scorsi qualcosa.
Un nido di pettirosso faceva capolino tra le foglie verdi e rigogliose e mi sembrò di notare al suo interno delle uova ancora chiuse. Sorrisi, pensando alla magnificenza della vita e a ciò che era in grado di fare la natura. Il momento di dipingere giunse con ciò che vidi abbassando lo sguardo verso la linea dell'orizzonte; le nuvole che sovrastavano la radura e le colline circostanti si tinsero d'oro e cremisi allo stesso tempo e tutta la natura intorno mi sembrò quasi sottomessa a tanta imponenza.
Sistemai la tela sul cavalletto e mi armai di carboncino per imprimere un abbozzo di ciò che i miei occhi stavano osservando. Fotografai nella mia testa ogni più piccolo e insignificante particolare di quella scena, ogni singolo movimento che potevo notare intorno a me, cercai di trasformare in immagine qualsiasi suono pervenisse alle mie orecchie.
Mi alienai completamente dalla realtà, immergendo ogni fibra del mio corpo nel disegno che si veniva a delineare nella mia mente. Viola intensi, azzurri sgargianti e blu profondi. Ciò che vedevo assumeva quelle colorazioni, l'immagine che avevo davanti mutava forma e sostanza attraverso i miei pennelli, pur non perdendo la connotazione di imponenza e maestosità che aveva in realtà.
Ero fatta così. Il mondo come lo vedevo, per quanto meraviglioso e affascinante, attraverso i miei occhi aveva sempre subito modifiche d'impatto. Non perchè ciò che era non mi piaceva, semplicemente perchè il famoso velo di Maja dinanzi ai miei occhi trasformava le cose così come io le preferivo.
Pur ssendo completamente assorta in ciò che stavo facendo, mi accorsi che qualcuno mi stava osservando da lontano. Era lì da un po', immobile come una pietra; sembrava far parte integrante del paesaggio che avevo intorno. Quella visione non mi scosse più di tanto, il fatto che mi stesse osservando non mi infastidiva affatto. Eppure, c'era qualcosa in quell'individuo che continuava a richiamare la mia attenzione; i miei occhi, per quanto cercassi di controllarli, continuavano a girarsi verso la sua parte di paesaggio.
Fino a che non lo vidi più.
Posai il pennello e la tavolozza sul prato e iniziai a guardarmi intorno, prima a destra, poi a sinistra. Quell'individuo era sparito. Mi avvicinai ala tela ed iniziai ad osservarla per cercare particolari che non mi convincessero appieno, ma per la prima volta in vita mia tutto mi sembrò perfetto. Sorrisi e ripresi in mano il pennello.
"E' un quadro bellissimo." disse una voce alle mie spalle. Mi voltai e lo vidi chiaramente. Era l'uomo di poco prima che, come un silenziosissimo gatto, si era avvicinato a me senza che io me ne accorgessi.
"Come dice, scusi?" chiesi.
"E' davvero un bellissimo quadro, signorina." ribadì, avvicinando il suo volto alla tela, come se volesse penetrare con il suo essere l'essenza del mio dipinto. La sua voce era calda, suadente, quasi tangibile nell'aria. E i suoi occhi erano splendidi; non erano le sue labbra a sorridere, erano quei meravigliosi e profondissimi occhi azzurri.
E furono proprio quegli occhi che, contro la mia volontà, mi trascinarono inesorabilmente nel vortice del mio primo, vero, grande amore.
Attesi pazientemente che il sole fosse abbastanza alto nel cielo da illuminare la strada e mi accomodai in sella alla mia bicicletta, tela e colori ben saldi sulla schiena.
L'aria era ancora fresca, quel flebile sole appena sveglio difficilmente avrebbe potuto scaldarla con velocità, ma io amavo la sensazione di quel fresco benessere sulle gambe mentre pedalavo e di conseguenza non me ne preoccupavo.
Quando arrivai alla radura la trovai ancora completamente sopita; nessun rumore aleggiava nell'aria, gli uccelli non avevano ancora iniziato a cinguettare e nessun alito di vento agitava le foglie degli alberi e i fili d'erba appesantiti dalla rugiada. Era uno spettacolo meraviglioso, ma non era quello che volevo dipingere su quella tela.
Avevo deciso, comprandola con i miei sudati risparmi, che ciò che avrei dipinto su quella trama sarebbe stato qualcosa di speciale, qualcosa che fosse davvero degno di essere rappresentato. Qualcosa che non sarebbe mai dovuto morire e che avrebbe dovuto restare per tutta la mia vita così come io lo avevo visto.
E così fu.
Stesi una stuoia di paglia sul prato, all'ombra di un grande albero, e sedetti frugando dentro la borsa, in cerca della mela verde che avevo preso nel cesto della frutta per fare colazione.
Lentamente la radura iniziò ad animarsi e la mia solitudine forzata essò di essere; le farfalle iniziarono a danzare sui fiori sparsi qua e là sul prato e gli uccelli iniziarono il loro meraviglioso e assillante concertino. Alzai gli occhi al cielo e tra i rami dell'albreo che mi faceva da rifugio scorsi qualcosa.
Un nido di pettirosso faceva capolino tra le foglie verdi e rigogliose e mi sembrò di notare al suo interno delle uova ancora chiuse. Sorrisi, pensando alla magnificenza della vita e a ciò che era in grado di fare la natura. Il momento di dipingere giunse con ciò che vidi abbassando lo sguardo verso la linea dell'orizzonte; le nuvole che sovrastavano la radura e le colline circostanti si tinsero d'oro e cremisi allo stesso tempo e tutta la natura intorno mi sembrò quasi sottomessa a tanta imponenza.
Sistemai la tela sul cavalletto e mi armai di carboncino per imprimere un abbozzo di ciò che i miei occhi stavano osservando. Fotografai nella mia testa ogni più piccolo e insignificante particolare di quella scena, ogni singolo movimento che potevo notare intorno a me, cercai di trasformare in immagine qualsiasi suono pervenisse alle mie orecchie.
Mi alienai completamente dalla realtà, immergendo ogni fibra del mio corpo nel disegno che si veniva a delineare nella mia mente. Viola intensi, azzurri sgargianti e blu profondi. Ciò che vedevo assumeva quelle colorazioni, l'immagine che avevo davanti mutava forma e sostanza attraverso i miei pennelli, pur non perdendo la connotazione di imponenza e maestosità che aveva in realtà.
Ero fatta così. Il mondo come lo vedevo, per quanto meraviglioso e affascinante, attraverso i miei occhi aveva sempre subito modifiche d'impatto. Non perchè ciò che era non mi piaceva, semplicemente perchè il famoso velo di Maja dinanzi ai miei occhi trasformava le cose così come io le preferivo.
Pur ssendo completamente assorta in ciò che stavo facendo, mi accorsi che qualcuno mi stava osservando da lontano. Era lì da un po', immobile come una pietra; sembrava far parte integrante del paesaggio che avevo intorno. Quella visione non mi scosse più di tanto, il fatto che mi stesse osservando non mi infastidiva affatto. Eppure, c'era qualcosa in quell'individuo che continuava a richiamare la mia attenzione; i miei occhi, per quanto cercassi di controllarli, continuavano a girarsi verso la sua parte di paesaggio.
Fino a che non lo vidi più.
Posai il pennello e la tavolozza sul prato e iniziai a guardarmi intorno, prima a destra, poi a sinistra. Quell'individuo era sparito. Mi avvicinai ala tela ed iniziai ad osservarla per cercare particolari che non mi convincessero appieno, ma per la prima volta in vita mia tutto mi sembrò perfetto. Sorrisi e ripresi in mano il pennello.
"E' un quadro bellissimo." disse una voce alle mie spalle. Mi voltai e lo vidi chiaramente. Era l'uomo di poco prima che, come un silenziosissimo gatto, si era avvicinato a me senza che io me ne accorgessi.
"Come dice, scusi?" chiesi.
"E' davvero un bellissimo quadro, signorina." ribadì, avvicinando il suo volto alla tela, come se volesse penetrare con il suo essere l'essenza del mio dipinto. La sua voce era calda, suadente, quasi tangibile nell'aria. E i suoi occhi erano splendidi; non erano le sue labbra a sorridere, erano quei meravigliosi e profondissimi occhi azzurri.
E furono proprio quegli occhi che, contro la mia volontà, mi trascinarono inesorabilmente nel vortice del mio primo, vero, grande amore.
2 commenti:
....Io direi che pure questo libro è semplicemente straordinario!!!!!
cattura come non mai.... ti confesso che non amo visitare i vari blog perchè credo che in alcuni non ci sia nulla di speciale, ma da quando, quasi così per caso, ho letto le tue piume ed ora il tuo frammento, nè sono rimasto affascinato. questo è il mio primo commento per te:
^^Grazie per le emozioni che riesci a trasmettere utilizzando semplici parole.^^ un saluto dalla provincia di Perugia..Less
Sei diventato più lento nel pubblicare!!! Non puoi farci aspettare una vita, su!
Comunque se non sbaglio, questa è la storia di Sophia e Micael... se è così, allora bella bella bella bella! Speravo la scrivessi, mi ero appassionato alla loro vicenda nella storia di Uriel e Lare.
Grande Nico!!!
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