venerdì 21 novembre 2008

Il quarto frammento - Con gli occhi fissi sull'anima

I suoi occhi erano fissi su di me e sembravano sorridere dolcemente. Non parlava, non si muoveva, sembrava non respirare neppure. Mi fissava e basta, ma la cosa non mi infastidiva, tutt'altro. Sarei rimasta sospesa in quell'attimo con lui per l'eternità.
I rintocchi della campana della chiesa spezzarono bruscamente quel momento e la quiete di quei piccioni e quelle colombe che, spaventati, si levarono in volo tutti insieme in un rumorosissimo frullio d'ali. Soltanto una colomba, bianchissima, rimase immobile al centro della piazza, quasi volesse approfittare del momento di solitudine per accaparrarsi più briciole possibile. Ma invece di farlo, iniziò a fissarci con quei suoi piccoli occhietti neri.
Micael fissava me, la colomba fissava entrambi, in un scena che aveva assunto dei connotati quasi comici. Sorrisi.
Però, più passava il tempo, più iniziavo a provare una frustrante sensazione d'angoscia. Entrambi quegli sguardi iniziavano a farsi pesanti, sul mio corpo.
Mi levai in piedi e cercai di dire qualcosa per togliermi da quella stranissima situazione.
"Micael, c'è una colombella che ci stà fissando."
"Lasciala perdere, continua a guardar me." rispose lui, senza accennare nessuna espressione all'infuori di quella che aveva assunto da quando aveva iniziato a guardarmi.
"Ma... mi sento un po' in imbarazzo." dissi. La colomba iniziò a saltellare verso di noi e il suo incedere si faceva sempre più svelto. Micael si voltò è fece cenno di fermarsi con la mano al piccolo uccello bianco.
La colomba si fermò all'istante e lì rimase a fissarlo negli occhi. Sembrava quasi stessero comunicando in qualche modo e vederli entrambi così intenti in quel fare mi affascinava.
Micael si voltò di nuovo verso di me e mi sorrise. La colomba spiegò le ali e si alzò in volo per poi sparire dietro la chiesa.
"Beh, era affascinata dagli esseri umani, direi." dissi scostando i miei occhi dalla morsa dei suoi.
"Diciamo di si." rispose. "Perchè mai distogli lo sguardo, Sophia? Hai paura di me?"
"No, assolutamente. Dovrei averne?" chiesi.
"Non lo so. Io non sono te."
"E tu? Avresti paura di te stesso?"
"A volte si, altre volte no."
"Beh, come tutti gli esseri umani, direi."
"Perchè, Sophia? Tu hai paura di te stessa?" mi chiese dolcemente, con fare quasi infantile. Sembrava un bimbo curioso che pone milioni di domande ai genitori, anche se le domande in questione erano leggermente più serie di quelle di qualcuno che non sa ancora niente della vita. Eppure il modo di porle era identico. Sembrava gli interessasse conoscere qualcosa di cui non possedeva memoria alcuna.
"A volte si, altre volte no" risposi sorridendo. Tornai a sedere sulla panchina dalla quale mi ero alzata e lui mi seguì. Nel sedersi posò la sua mano sulla mia e sentii nuovamente quella fortissima sensazione di benessere che avevo provato la prima volta che mi aveva toccata.
"Perchè a volte hai paura di te stessa, Sophia?" incalzò.
"Più che provare paura per me stessa, la provo per le sensazioni che a volte mi rendo conto di vivere e sentire." le parole iniziarono ad uscire da sole dalla mia bocca, non riuscivo a porvi freno.
"Provi sensazioni sbagliate?" continuò a chiedere.
"Si."
"E quali sono queste sensazioni che non dovresti provare?"
"Odio, rabbia, frustrazione." continuavo a rispondere alle sue domande senza rendermene conto.
"Ma queste sono emozioni umane. E' normale provarle, Sophia."
"Non è normale se l'oggetto di queste è colei che ti ha dato la vita." iniziai a piangere come una bambina. Tutto ciò che avevo accumulato in quelle poche ore del mattino stava fuoriuscendo dal mio corpo, sotto forma di parole e lacrime. E anche se il tutto avveniva senza che io lo volessi non riuscivo a meravigliarmene.
"Tu non ne hai colpa, Sophia. La tua è una reazione e come tale non è possibile biasimarla o condannarla. Cosa vorresti da lei?" mi chiese.
"Io... io vorrei solo essere amata."
"E credi che lei non ti ami?"
"Non lo credo, ne sono certa."
"Chi ti dà questa certezza? Puoi avere una certezza su tante cose. Sull'immensità del cielo, sulla freschezza della pioggia che scroscia sul prato, sulla profondità dell'oceano o sul cinguettio di un uccello. Ma sui sentimenti altrui, Sophia, non puoi permetterti di avere certezza, perchè questa non la possiede nemmeno chi li prova, quei sentimenti."
"Stai dicendo che lei non mi odia?"
"Sto dicendo soltanto che non puoi avere la presunzione di scovare nel baule del cuore altrui sentimenti e sensazioni. L'intensità di queste, la loro natura, la loro forza la conosce soltanto il legittimo proprietario." rispose pacatamente.
Aveva ragione, ma non riuscivo ad accettarlo.
"Proprietrio. Ne parli come se fossero delle cose tangibili."
"Perchè lo sono. Quelle che stanno scendendo dai tuoi occhi, adesso, cosa sono?"
"Lacrime."
"Non sono solo lacrime. In questo momento sono la forma tangibile del tuo dolore." rispose. E sorrise. Quel sorriso mi sciolse il cuore più delle parole che mi aveva rivolto.
Guardai la luce dei primi raggi del sole illuminare i suoi bellissimi capelli. Notai i riflessi argentati che questi avvano e me ne innamorai, più di quanto non fossi già innamorata di quel misterioso individuo.
"Toglimi una curiosità. Cosa ci fai in un posto simile all'alba?"
"Sono qui per questo." rispose, lasciando che una lacrima rimasta sul mio viso scivolasse sulle sue dita. La portò vicino le labbra e la leccò delicatamente.
La sua risposta non mi stupì, ma il suo gesto si. La dolcezza con cui lasciò che una frammentaria parte del mio essere si posasse sulle sue dita e poi sulle sue labbra mi avvolse il cuore e la mente.
"Il quadro. Quando lo terminerai?" mi chiese.
"Presto." risposi di getto.
"Bene. Non vedo l'ora di vederlo."
Il primo sole del mattino aveva portato con sè le prime anziane signore che iniziarono ad affollare la piazzetta in attesa dell'inizio della messa. Alzando lo sguardo verso il rosone della chiesa notaai ancora quella bianca e strana colomba che continuava a fissarci imperterrita e imperscrutabile.
Anche Micael se ne accorse e subito dopo si congedò con garbo.
"Io devo andare, Sophia."
"Anche io devo tornare a casa. Spero... no, nulla." non riuscii a terminare la frase.
"Anche io spero di rivederti presto." disse lui, incamminandosi verso il vialetto che conduceva dietro la chiesa.
Attesi che la sua sagoma sparisse dietro l'angolo per incamminarmi a mia volta. Alzai nuovamente lo sguardo verso il rosone e notai che anche la colomba era andata via.
Mentre avanzavo verso la strada principale, una forte raffica di vento si alzò, scuotendo tutto ciò che c'era intorno, il mio intero essere compreso.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente un nuovo frammento. L'attesa iniziava a diventare lunga.
Beh, cos'altro dire? Bellissimo e dolcissimo, e sempre delicato come tutto ciò che scrivi.
Mi piacerebbe davvero tanto trovarti in libreria, un giorno.

Anonimo ha detto...

Questo frammento è speciale, mostra davvero la tanta dolcezza che è in te. Non ti conosco, ma ti immagino nei panni di Micael e non ho dubbi nel dire che, pure tu nella relatà non saresti capace di gesti come quelli che hai descritto con maestria. Sai ho atteso molto tempo per leggere questo nuovo capitolo, ma avendo avuto una discussione con l'unica persona che conosco e che a sua volta ti conosce, non ho fatto domande... ho solo atteso e nè è valsa la pena... Nicola da livorno

Anonimo ha detto...

SCUSAMI TANTO sopra mi sono espresso male, non volevo dire che tu non saresti capace di fare ciò che hai descritto di Micael ma, il contrario e cioè che ti immagino nei suoi panni e credo tu sia veramente così.. anche se non ti conosco. Nicola da livorno

Anonimo ha detto...

Ciao sono Giulia da Scandiano, una cara amica di Erica. Ho letto il tuo primo libro ed è stato fantastico!!! Scusami ma non so che altro dire, non ci trovo alcun difetto!!! Uriel e lara sembrano proprio essere la coppia perfetta, anche se il finale sarebbe stato alquanto banale non mi sarebbe comunque dispiaciuto se avessero avuto un futuro insieme x sempre.... ora sto iniziando a leggere questo, e mi pare di trovare qualche famigliarità con quello che ho appena finito, sbaglio?? Bhe che dire, BRAVO INFINITE VOLTE.. ti auguro di far cariera per quel che sogni!!! Giulia

...nulla è inutile. Ogni essere ha la propria ragione d'esistere...

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...e il riflesso nello specchio sarà ciò che l'individuo desidera...

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... non si può ignorare l'inevitabilità degli eventi...

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